"L'uomo che trova dolce la sua patria non è che un tenero principiante;
colui per il quale ogni terra è come la propria è già un uomo forte; ma solo è
perfetto colui per il quale tutto il mondo non è che un paese straniero" U. da S.Vittore

Monday 23 May 2011

La tomba di Giuseppe a Nablus


Ingresso della tomba
C'è tensione nel campo profughi di Balata e si prevedono scontri in occasione dell'annuncio della visita di un gruppo di parlamentari della Knesset presso quella che si ritiene essere la tomba di Giuseppe sita a poche centinaia di metri dal campo. La visita prevista per domani, secondo quanto riportato dalla agenzia Maan, è stata approvata martedì scorso dal ministro della difesa Ehud Barak  in seguito ad una petizione di alcuni membri di estrema destra del parlamento israeliano.

Il luogo, un piccolo mausoleo islamico di epoca recente dedicato a Nabi Yusuf (il profeta Giuseppe), si trova nel territorio controllato dell'autorità palestinese ed è da anni meta di pellegrinaggio dei coloni della destra estremista religiosa che lo ritengono un importante santuario ebraico. Le visite dei coloni avvengono solitamente di notte grazie al coordinamento tra la polizia palestinese  che presidia il luogo e l'esercito israeliano che li scorta presso la tomba. Meno di un mese fa un colono di Elon Moreh, Ben Yosef Livnat nipote del ministro della cultura Limor Livnat, è rimasto ucciso in una sparatoria con la polizia palestinese durante una visita notturna non autorizzata. Quella prevista per domani sarà la prima visita ufficiale di una delegazione parlamentare e la prima visita di israeliani durante le ore diurne.


L'interno del mausoleo alquanto spoglio e in rovina è costituito da un sarcofago di epoca recente in cui si pensa siano custodite le spoglie del profeta biblico. Il sarcofago che nella posizione originaria, come in tutti mausolei islamici, era orientato verso la mecca è stato spostato dai coloni in direzione di Gerusalemme. La popolazione locale è preoccupata che il riconoscimento di questa tomba come luogo importante per l'ebraismo possa dare adito a rivendicazioni della destra estremista religiosa come già successo per la tomba di Abramo ad Hebron.


La maggior parte della gente del posto pensa che l'attribuzione della tomba al patriarca biblico sia solo una impostura, sia il mausoleo sia la tomba infatti sono di epoca molto recente. Tuttavia i riferimenti biblici non mancano e seppure non dimostrano che quello sia il luogo esatto della sepoltura di Giuseppe creano delle forti motivazioni ideologiche per le frange più estremiste dei coloni israeliani.

Saturday 14 May 2011

Terza intifada...Cui Prodest ?

ieri a Gerusalemme


Un fine settimana di tensioni prepara la commemorazione della Nakba. Una intensa e inusuale pioggia è giunta oggi sulla Palestina a lavare la rabbia dei giorni scorsi. Da molte parti segnali di una terza intifada che sta per cominciare. Su Facebook, due settimane fa è stato creato e poi subito chiuso un account che incitava alla terza intifada. I giovani dei paesi arabi infervorati dai recenti avvenimenti hanno trovato una ragione in più per mostrare la loro rabbia ai regimi dittatoriali e al nemico numero uno, Israele.

 Ma dalla Palestina uno strano silenzio, è come se tutto ciò avvenisse al di fuori; poi ieri il solito venerdì di proteste si è trasformato in scontri che qualcuno vuole leggere come l'inizio della terza intifada. 

Dal cuore della Palestina, tuttavia questa parola evoca ancora terribili ricordi. Quello che è un potente tam tam sui media poco riflesso ha veramente sulla popolazione dei territori palestinesi. Chi ha vissuto le due intifadat, sopratutto l'ultima e sopratutto in luoghi da cui gli occidentali e i media si tengono distanti (Jenin, Nablus), sa bene cosa vogliono dire. Lunghi giorni di coprifuoco a volte mesi, raid di reparti di giovani israeliani invasati e resi folli dalla tensione e dalla paura. Pallottole vaganti che ti entrano in casa, bucano poltrone, vetri e arredamenti. Bombardamenti aerei ed elicotteri che ronzano sulla testa. La follia della guerra insomma, un inferno. Chi ha vissuto le due intifadat non è tra quelli che oggi incitano alla terza intifada. Il popolo palestinese, il vero popolo palestinese che stenta a risollevarsi dall'ultima non ne vuole una nuova. 

scontri a Gerusalemme
Le voci che in questi giorni si stanno levando in favore di una nuova intifada dovrebbero stare attente al gioco che fanno.  Gli spiriti partigiani di qualche rivoluzionario nostrano farebbero meglio ad abbandonare la speranza di una rivolta che porti alla liberazione della Palestina. E i figli della nostra borghesia che più o meno giovani, non sono mai stanchi di risorgimentali furori, dovrebbero analizzare la realtà con più attenzione anziché gioire di false speranze. A chi gioverebbe veramente una nuova intifada?

Senza dubbio si tradurrebbe in ultima analisi di una nuova potente e violenta offensiva dell'esercito israeliano sui territori palestinesi che a stento negli ultimi anni stanno cercando di riprendersi. Una tale eventualità offrirebbe ad Israele un pretesto per minare la riconciliazione delle forze politiche palestinesi in vista della richiesta all'Onu del riconoscimento di uno stato palestinese, prevista per Settembre e sprofonderebbe ancora di più la popolazione civile nell'oblio e nella distruzione. 

la preghiera del venerdì si è svolta
senza incidenti a Gerusalemme
Ieri a Gerusalemme e in alcuni luoghi simbolo delle proteste anti muro, le consuete manifestazioni si sono trasformate in violenti scontri. Tuttavia non si tratta dei segnali di una terza intifada, pochi gruppetti sparsi di giovani, qualcuno con molotov ma il grosso della popolazione araba si è raccolta in preghiera pacificamente come ogni venerdì ad al-Aqsa, come riportato dal quotidiano Ha'aretz*. 

Piuttosto viene il dubbio che qualcuno voglia creare questa sensazione per far si che magari delle proteste più diffuse scoppino veramente, per poter poi intervenire. I media in questo possono giocare un importante ruolo catalizzatore, attenti dunque a leggere le notizie di questi giorni. 

---------------
Ha'aretz 13.05.11 : "Prayers on the Temple Mount in which 8,000 worshippers were in attendance, took place without a hitch, despite predictions of possible unrest".

Saturday 7 May 2011

Nakba 63°: Il centro Badil consegna i premi del concorso Al Awda



Uno dei poster premiati
 Il centro di documentazione per i diritti dei rifugiati BADIL che dal 2006 organizza annualmente il premio Al Awda (il ritorno) per la commemorazione della Nakba,  ha festeggiato oggi la premiazione dei lavori dei concorrenti.
Il fine del concorso è quello di invitare scrittori, artisti, giornalisti e fotografi, stranieri e palestinesi a produrre un contributo sul tema della difesa e dell'applicazione dei diritti dei rifugiati palestinesi. Quest'anno le cinque categorie del concorso erano 1) Fotografia 2) Poster 3) Fumetti 4) Fotografia per bambini e giovani 5) Racconti per l'infanzia. 

La cerimonia si è svolta nel palazzo della cultura di Ramallah, vicino alla tomba del poeta palestinese Mahmud Darwish, alla presenza di rappresentanti ufficiali e di numerose organizzazioni da tutti i campi profughi della Cisgiordania. L'evento che è stato accompagnato dalla musica di Reem al-Banna e da uno spettacolo di danze tradizionali, inaugura una serie di iniziative che si svolgeranno in questo mese nei Territori Palestinesi in occasione del 63° anniversario della Nakba. La commemorazione ufficiale si svolgerà il 15 Maggio giorno della  catastrofe (in arabo al-Nakba) che la nascita dello stato ebraico provocò  nei villaggi della Palestina mandataria.

 
Andrea e Magda
Tra i vincitori del premio fotografico Andrea e la sua compagna Magda che dal 2009 vivono e lavorano insieme in Palestina. Tra i loro lavori più recenti nei Territori Palestinesi la mostra "Existence Denied" inaugurata presso l'alternative information center a Beit Saur nel 2009 ed esposta in Italia al teatro De Andrè a Casalgrande (RE) nel 2010 e presso il Memo di Modena nel 2011.


Lo scatto di Andrea e Magda

Lo scatto di Muhammed al-Agha' di Gaza
La cantante Reem al Banna