"L'uomo che trova dolce la sua patria non è che un tenero principiante;
colui per il quale ogni terra è come la propria è già un uomo forte; ma solo è
perfetto colui per il quale tutto il mondo non è che un paese straniero" U. da S.Vittore

Friday 1 July 2011

Cairo 29 Giugno: dalla Piazza







DAvanti il ministero degli interni il Mogamma
Fin da ieri pomeriggio una folla è tornata ad occupare Midan et-Tahrir. La maggior parte sono familiari delle vittime delle violenze, torture ed arresti compiuti dalle forze di polizia e dall'esercito nei giorni di proteste dello scorso Gennaio. Molti di loro si erano dati appuntamento per un sit in di protesta davanti al teatro BALOON ieri, ma è stato loro negato l'ingresso così sono scoppiati i primi scontri. Dal teatro i manifestanti si sono spostati attraverso midan el-Tahrir verso il ministero della difesa che è stato preso d'assalto per l'intera giornata, con numerosi feriti tra i manifestanti. 


Il nucleo della protesta sono le famiglie delle vittime e alcune associazioni che si battono contro il potere della giunta militare e per punire le responsabilità di alcuni degli ex-gerarchi ancora in carica e per porre fine al controllo da parte dell'esercito del paese e del processo di transizione. Le rivolte di Gennaio hanno risvegliato molti egiziani che ora vorrebbero la costituzione di un sistema realmente democratico. 




Le anime tuttavia sono differenti, in piazza vi sono giovani artisti e studenti che si sono costituiti in diversi gruppi o associazioni per la maggior parte in seguito ai fatti di Marzo e Aprile. Questi comitati spontanei e non politicizzati denunciano sopratutto le violazioni dei diritti civili e il potere della giunta militare. Poi ci sono i ragazzi che fanno prima linea negli scontri, gli shabaab che scendono in piazza a sfogare la loro giovanile rabbia e che si scontrano fisicamente con le forze di sicurezza. Li chiamerei i figli del popolo coloro a cui in tutte le rivoluzioni è lasciato il lavoro sporco e rischioso della violenza. 

Midan Tahrir :Una donna legge i messaggi lasciati dai familiari delle vittime


Molti di loro a differenza dagli attivisti per i diritti civili non provengono dalla borghesia, dalla classe media, non hanno una visione politica di quello che avviene e non scelgono di lottare per qualcosa di preciso. Sono i figli della strada spesso analfabeti o con un basso livello di istruzione, vittime delle forme più spietate del sistema capitalistico che riduce l'essere urbano a schiavo, sono in strada perché non vedono alternative e perché sono realmente inferociti dalla fame e dalle ingiustizie.


 Come sempre la strada e le rivoluzioni mescolano le genti. L'Egitto, un paese di ottanta mila abitanti con una rivoluzione politica ancora in corso ha al suo interno enormi differenze sociali. La società si sta mescolando timidamente per la prima volta dopo trenta anni di regime. Le differenze sono molte, infide ma visibili. Dove porterà questa timida mescolanza ? Può indurre una reciproca scoperta tra le diverse classi ma non è detto che possa portare in modo indolore ai cambiamenti necessari. Non è detto che tutto funzionerà bene e che l'identità e la fraternità del popolo egiziano prevarrà in maniera pacifica a discapito dei privilegi delle classi alte, in un paese dove la classe media non è che una minima parte. Intanto un'altro grande stato arabo dell'area è visibilmente in bilico e in un malcelato caos sociale.









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