"L'uomo che trova dolce la sua patria non è che un tenero principiante;
colui per il quale ogni terra è come la propria è già un uomo forte; ma solo è
perfetto colui per il quale tutto il mondo non è che un paese straniero" U. da S.Vittore

Thursday 7 July 2011

Il calzolaio della Casbah, la multiculturalità di Tunisi e lo spauracchio dei Salafiti

Il calzolaio della casbah

Di sera, tra i vicoli illuminati della Casbah di Tunisi, le sue porte colorate gli edifici storici, i vecchi capitelli che sorreggono gli angoli delle strade, la bottega di un calzolaio è ancora aperta e illuminata alla luce di un neon. Mu'annath l'artigiano all'interno è intento a rifinire il modello di un sandalo femminile che venderà al mercato. Sull'uscio della piccola bottega una rigogliosa pianta di basilico per difendersi dalle zanzare che infestano le afose notti di Tunisi. La bottega è piena di vecchi strumenti del mestiere quelli originali ereditati dal padre tra cui spiccano un tavolo di lavoro vecchio e pieno di incrostazioni di colla e una vecchia macchina da cucire “Singer”.

Mu'annath ha imparato il mestiere all'età di quattordici anni, da suo padre che a sua volta lo ha appreso da calzolai italiani. La comunità italiana a Tunisi nel periodo della colonizzazione francese era la più grande comunità straniera del paese. Gli italiani per la maggior parte povera gente immigrata dalle regioni più disagiate della penisola hanno lasciato un ricco ricordo di se. Il dialetto tunisino è pieno di termini italiani, molti mestieri artigiani come quello del calzolaio sono stati importati dagli operosi immigrati siciliani o napoletani, così come la ricotta con la quale i tunisini farciscono dei panini aggiungendovi il miele o la marmellata di fichi. Nella zona della Gulette tra le fortificazioni spagnole di Carlo V si dipanano i vicoli della “Pètite Sicilie” il vecchio quartiere degli immigrati siciliani, dove è nata l'attrice Claudia Cardinale.

Tunisi è una città dalla forte connotazione mediterranea, ha tutto il mediterraneo in se; è araba, un pò italiana, un pò francese, un pò berbera, un pò europea ed un po africana. Le rigide definizioni si addicono male ad una tale multiculturalità e indubbiamente il popolo tunisino è quello che rappresenta meglio tra tutti i paesi arabi la felice convivenza tra oriente occidente Africa ed Europa. La Tunisia di oggi può essere il laboratorio ideale per la realizzazione di una società arabo islamica moderna con un sistema politico democratico. Grazie al suo passato e alla sua tradizione di apertura e multiculturalità, la Tunisia del periodo post rivoluzionario può produrre interessanti sviluppi nel campo del dialogo interculturale e può sicuramente costituire una valida e sensata risposta alla tensione tra modernità ed islam che affligge le società arabe contemporanee. Tuttavia qualcuno teme molto questa possibile evoluzione della Tunisia. Qualcuno teme molto che la riscoperta di questo modello così libero e vario possa diffondersi a macchia d'olio in tutto il mondo arabo e il Maghreb. Gli stessi tunisini non sembrano tanto coscienti del ruolo guida che hanno assunto nell'intero Maghreb dopo che il venditore ambulante di Sidi Buzid si è dato fuoco innescando la rivoluzione dei gelsomini. I tunisini appaiono ad uno sguardo esterno ancora spensieratamente inebriati dall'aria di rivoluzione, il partito religioso an-Nahda è il partito più forte del paese mentre qualcuno da dietro le quinte agita lo spauracchio del salafismo cercando di fare della strategia della tensione la via per una nuova dittatura.

I gravi fatti del cinema Africa e le violente contestazioni dei socialisti sembrano voler suggerire questo scenario. Ma chi sono veramente questi Salafiti; oggi pomeriggio un gruppo di giovani religiosi del “partito della libertà” hanno tenuto un piccolo comizio al centro di Tunisi su Avenue Burghiba distribuendo dei volantini nei quali si dissociavano dalle violenze dei giorni scorsi e dalle azioni dei Salafiti. Allora viene davvero il dubbio che quello del gruppo estremista islamico sia uno spauracchio manovrato da chi è duro a mollare potere e privilegi e che vorrebbe uno stato di caos per poter imporre con la forza un nuovo regime. Anche questo purtroppo rischia di essere un modello da esportare nel resto dei paesi arabi in rivolta.
"La libertà si conquista giorno per giorno"

"Che bella la Tunisia senza Ben Ali Babà e i 40 ladroni"

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